IL SILENZIO DEGLI INCOMPETENTI
Il
mio sogno più segreto. Che ad un certo punto tutti insieme gli incompetenti del
pianeta smettano di parlare. Per scelta o per afonia improvvisa voluta dal
cielo non fa differenza basta solo che stiano zitti. Non tanto per il fastidio
al limite del logorio mentale che mi provoca sentire quotidianamente tante
stronzate, nemmeno buttate lì con nonchalance bensì articolate come se davvero
se ne avesse cognizione di causa, ma soprattutto per i danni che tanta
incompetenza crea al nostro Paese e alla nostra vita quotidiana. Ogni singolo
attimo delle nostre giornate se ci fate caso è reso via via più difficile da
tutte le persone che si occupano di faccende per le quali non hanno nessun
titolo e delle quali non hanno nessuna esperienza. Come se ogni lavoro, più o
meno importante che sia, in Italia venisse assegnato con il vecchio caro gioco
della sedia. Ve lo ricordate? Tutti corrono in cerchio a ritmo di musica, ad un
certo punto qualcuno spegne lo stereo e per non venir buttati fuori dalla
competizione ci si deve accomodare dove ci si trova, sul primo posto libero.
Indipendentemente dall’ affinità personale con la seduta che capita a tiro ci
si deve piazzare lì. Magari quello che ha il culone finisce in bilico su uno
sgabello e quello il cui peso equivale alla metà dell’altro (in tutti i sensi)
casca letteralmente dentro alla fantozziana sedia dirigenziale in vera pelle
umana senza sapere nemmeno come ci sia finito. Solo che nel gioco il ciccione
schianta a terra e quell’altro ci affossa nella poltrona fino ad esserne
fagocitato. Nella vita reale no, ci stanno comodi tutti. Tant’è che non le
mollano mai le loro sedute. Poltrone, sedie, sediole, sgabelli, panche
scalcinate che siano non fa differenza … tutti inchiodati lì. E anche con la prosopopea e l’arroganza di chi
ne ha pieno diritto. Dev’essere per colpa del gioco infatti che un’igienista
dentale da in piedi accanto alla poltrona dello studio si sia ritrovata
adagiata comodamente in parlamento, così come sua la collega soubrette appena
scesa dal calendario, che ministri della pubblica istruzione siano passati
direttamente dal banco dell’università al pavimento di un tunnel di neutrini,
che il somaro della classe sia finito da dietro la lavagna su una comoda sedia
provinciale, che la sindacalista un attimo prima condivideva la piazza con noi
lottando per i nostri diritti e i nostri soldi e un attimo dopo invece tavolo e seduta con
chi i nostri diritti e i nostri soldi se l’è mangiati, che chi non sa nulla del
mondo del lavoro (quello reale intendo, quello dove il lavoro te lo devi
cercare e non è che ti piove dal cielo), decida sui nostri di impieghi e ci
accusi di essere perfino schizzinosi nel cercarli, quasi di pretendere troppo
(anche perché meno, visto che parliamo di stage- schiavitù o altre forme
ridicole e indignitose di contratto, la vedo difficile), al pari degli altri geni che ci hanno additato
come bamboccioni o peggio ancora falliti. Solo perché chiusi nella loro torre
eburnea non sono mai venuti a sapere che c’è qualcuno che addirittura deve
lavorare per potersi pagare gli studi e che un affitto con quella miseria che
intasca a fine mese non se lo può permettere. E’ non è che certe realtà per
conoscerle bisogna per forza viverle sulla propria pelle. Se si è stati fortunati non è mica una colpa, la vita
si sa non è meritocratica fin dalla nascita. C’è qualcuno che nasce in Africa e
non ha di che vivere e qualcuno che vede la luce in Occidente e a 3 anni è già
obeso. Ma per l’amor del cielo prima di sparare minchiate informatevi. Così se
non altro per fare onore alla carica che ricoprite.
Ma
senza scomodare troppo i soliti noti, anche perché ormai è piuttosto facile,
basta prendere una delle nostre giornate tipo per capire che spesso la musica è
finita prima che ognuno potesse prendere la postazione che gli spettava. Da chi
trovatosi sotto il culo la sedia destinata all’organizzazione del ritiro
dell’immondizia, ha deciso come orario le 7.30 di ogni mattina lavorativa. Che
per la stradina stretta e a senso unico dove vivi tu equivale a far formare una
fila di auto una dietro l’altra così lunga e lenta da sembrare un corteo
funebre. Tanto che ormai non ti resta che svegliarti un quarto d’ora prima per
tentare di svignartela prima che arrivi il mostro. Al vigile che il traffico
invece di dirigerlo lo incasina, così mentre a quell’incrocio prima riuscivi
anche a passare, (con difficoltà è vero, rischiando la vita e la scomunica
papale per gli improperi che riuscivi ad emettere, ma passavi) adesso ci stai
inchiodato minuti interminabili. Con il risultato che a quel quarto d’ora di
sonno in meno ne devi aggiungere un altro per arrivare a lavoro in tempo. Sempre che non ci sia un incidente che ovviamente
la radio ti segnala giusto quando lo vedi anche tu, mica appena successo che
facevi in tempo a cambiare strada. Come se questi figuri facessero altro di mestiere, come se in fondo
non fosse colpa loro, è la musica che si
è spenta prima del previsto e loro si sono dovuti arrangiare sulla sedia che
avevano a disposizione. Un po’come il tuo capo, ma forse lui non ci si è
trovato per caso, ce l’hanno messo, che ti appioppa un lavoro senza sapere
nemmeno di cosa si stia parlando, ma pretende che lo porti a termine nei modi e
nei tempi che vuole lui. O la segretaria che ti mette appuntamenti impossibili
da rispettare, magari sparsi in zone della città così lontane l’una dall’altra
che nemmeno guidando uno shuttle riusciresti a raggiungere in tempo. O il
consulente in quella o quell’altra materia incapace di darti consigli utili
così che alla fine, a forza di arrangiarti per conto tuo, ne sai così tanto del
suo lavoro che ti dovrebbero dare una laurea ad honorem (a lui invece
confiscargliela!). E questo solo in una giornata tipo. Perché non sia mai che
ti capiti un imprevisto. Che so una bolletta da contestare perché tu
quell’abbonamento l’hai disdetto da un pezzo, un utenza che paghi due volte
perché qualcuno ti ha registrato su due scale diverse dello stesso condominio,
un documento che hai già portato a quell’ufficio ma improvvisamente non lo
trovano più e lo vogliono urgentemente, un bancomat che ti mangia la carta
perché non funziona ma nessuno ha pensato di mettere un cartello, una
connessione internet che si blocca perché stanno facendo manutenzione e toccano
il filo sbagliato o che so io. Insomma un qualsiasi accadimento non programmato
e ti ritroverai a perder tempo con personaggi assolutamente impossibilitati per
nascita e istruzione a risolverti la questione. E sarai fortunato se potrai
parlarci di persona recandoti da loro. Certo
perderai una marea di tempo tra code interminabili, rimbalzo di sportelli e di
“competenze”, richiesta di documenti improbabili e ricerca di marche da bollo
ma se non altro avrai la soddisfazione di mandarli a cagare vis a vis. Sempre
meglio di ritrovarti ad ascoltare musichette infinite al telefono nella
speranza che qualche addetto al call center di un qualsivoglia servizio clienti
ti risponda o a digitare numeri a caso sulla tastiera del telefono bofonchiando
contro la voce registrata perché ovviamente il tuo di problema non è
contemplano. Che mi domando chi è quell’altro premio nobel finito per sbaglio a
programmare tutto ciò. Forse lo stesso, o un suo parente, che ha ideato il
servizio clienti telematico di certi siti, anche istituzionali. Dove o non rispondono
mai alla tua mail o ti rimandano, dopo giorni ovviamente, al numero verde che
tanto il problema non te lo risolve comunque. Come la posta certificata che ho
richiesto e pagato 3 mesi fa, ancora non funzionante nonostante i miei mille
solleciti (in ogni forma, manca solo che vada a citofonargli a casa!) e quindi
non utilizzabile. Mi rispondono che è in fase di attivazione ma il bonifico che
ho fatto non è in fase di accredito già se lo sono intascato. Pago ancora una
volta per un servizio che di fatto non utilizzo solo perché nessuno è capace di
farmelo usare. In compenso però ho buttato ore della mia vita come tanti voi,
cittadini italiani, per questo e infiniti altri disservizi, ben più rognosi
dell’esempio portato. Non dovuti al caso, a calamità naturali, emergenze varie
o alle cavallette ma solo unicamente ad incompetenza. Ma sapete qual è la cosa
più avvilente? Che indipendentemente da come proviate a far valere le vostre
ragioni, con calma, incazzandovi, prendendoli a parolacce o spaccandogli l’ufficio,
loro “i diversamente accomodati” non faranno una piega. Vi guarderanno con la tipica espressione
sticazzistica e andranno avanti. L’unica speranza che avete è trovare quel
dannato stereo, far ripartire la musica e stavolta stare attenti a togliere loro la poltrona da sotto il culo al momento giusto.
E.L.C.
<incompetenti> <incompetenza> < disservizi > <malcostume> <gioco della sedia>
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