LA SOFFRITRICE
Categoria trasversale, indipendentemente femminile o
maschile (soffritore) che indica
colui che soffre, terribilmente, costantemente, incessantemente, sempre e solo
per amore, ogni volta allo stesso modo. L’unica variabile in tutta questa
noiosa routine è l’oggetto della sua agonia. Che è sì diverso (spesso nemmeno troppo) ma è sempre
irrimediabilmente l’unico amore della sua vita. Almeno fino al prossimo. Che si
rivelerà uguale al primo (e al secondo,
al terzo e così via) in tutto e per tutto, compresi epilogo disastroso e
successiva sofferenza lacerante. Per lei e per noi, gli amici, ai quali
inevitabilmente spacca i marroni per mesi o addirittura anni! Ma passi pure,
gli amici si sa servono a questo. E poi ci sono vari modi per evitare il
“pistolotto”. Dai più comuni (fingere di
ascoltare), ai più delicati “ma ti fa
bene parlarne così tanto?” (che
tradotto se è perspicace, ma non lo è, vuol dire finiscila di ammorbarmi!), ai più aggressivi ( “eh basta …
son 6 mesi che mi fai sanguinare le orecchie!”) ai più infami (non
rispondere al telefono, fingere di essere ricoverati in ospedale o emigrati
all’estero). Io purtroppo finisco per ascoltare. Se riesco a introdurmi tra
un monologo e l’altro dico la mia sapendo che cadrà nel nulla come le 1000
volte precedenti e amen! Il problema reale e se volete l’aspetto più assurdo è
che davvero si innamora sempre, e come se fosse la prima volta, perdendo
completamente il lume della ragione e il senso della realtà. E oltretutto
disperatamente, allo stremo delle forze, annientando se stessa. Come una che si
butta di testa a capofitto su uno scoglio e spera di uscirne indenne! Ogni
sacrosanto uomo o presunto tale che incontra, ogni stramaledetta storia che
vive. Avete presente il film “il giorno della marmotta” dove il protagonista
ogni mattina si sveglia e rivive la giornata precedente? Ecco vista
dall’esterno, perché noi siamo obiettivi, lei c’è dentro fino al collo che vuoi
che veda, appare così. E invece lei “stavolta è
diverso” (si come le altre … e cambia frase almeno … questa l’hai
logorata a forza di usarla e con lei anche me!) “per la prima volta in vita mia sono
davvero innamorata” (e le altre
15 mila? Ho patito invano?) “questo è
quello giusto” (ma non
sarai tu che sei sbagliata? Mai venuto in mente?) “finalmente un uomo da sposare” (finalmente? … ma se hai il corredo pronto dal tuo vicino di
culla!!! Anzi dato che da allora è passato un bel po’ buttalo che ti si è
ingiallito! Idem per il vestito, non vorrei che andando avanti così passi di
moda! La Chiesa no, quella lasciala stare, tanto l’hai prenotata per altri 20
anni almeno!) “questa
volta me lo sento” (guarda con le tue di capacità
medianiche risparmiati pure la tombola a Natale perché tanto sbaglieresti a
scegliere le cartelle!) “ è lui il
padre dei miei figli!” (menomale
che non ti è riuscito finora a farli sti figli poveretti, altrimenti tra padri
veri, falsi, presunti e patrigni finivano dritti al manicomio!), “no questo non è come tutti gli altri,
lui non mi farà soffrire” (ma se ha
un divieto di transito stampato in fronte con tanto di segnale di pericolo
accanto… non ti sei accorta che in mezz’ora che me lo hai presentato ci ha già
provato con me, la barista, la cameriera, manca solo il metrè ma magari è
etero!) e varie altre banalità da romanzetto
rosa che ha già pronunciato un’infinità di volte! Mi viene in mente che o è
cretina o non si accorge che vive la stessa relazione da anni,
indipendentemente da chi è al suo fianco. In fondo però ha quello che ha sempre
voluto. Una storia stabile. E che la fa soffrire. La particolarità è che non la
ha con qualcuno ma con se stessa e il suo malsano o quantomeno bislacco
concetto d’amore. Ma tutto sto sturm und drung che ci propinano al liceo non ci
farà male? No dico invece di sovvertire il sistema scolastico a caso, non
potevate fare che so qualcosa di utile? Tipo un po’meno Goethe e Leopardi (che adoro, ma con tutto il rispetto alla
lunga un inno al suicidio!), un po’ più di Dorothy Parker? Guarda al limite,
se non volete osare tanto, basta pure un po’più di Jane Austen. Eh sì perché il
genio è sulla questione romanticismo che ci accusa. Pare che noi le diciamo
quello che pensiamo, non per il suo bene, perché siamo sfiniti di vederla
ridotta sempre così, ma perché non siamo romantici come lei! Guarda bella la
mia Rossella O’Hara, che è capitato anche a noi di innamorarci. Certo
raramente, com’è giusto che sia o sicuramente non un’infinità di volte come te.
E persino di soffrire ma non abbiamo messo il cilicio, né tantomeno lo abbiamo
imposto agli altri! Al limite qualche pianto, preferibilmente non in pubblico,
e via. Siamo sopravvissuti, abbiamo ragionato, capito i nostri errori e
cambiato registro. Pur continuando a star male magari, anche per mesi, e
persino senza dirlo a nessuno, siamo andati avanti. A farne altri magari di
sbagli, ma almeno sempre diversi, perché diverse sono le persone che
incontriamo, le storie che abbiamo e inevitabilmente un po’ diversi siamo noi
di volta in volta (si chiama evoluzione!).
Su una cosa però non siamo cambiati … ti siamo sempre rimasti vicini. Che a
pensarci bene un po’soffritrici dobbiamo esserlo anche noi!
E.L.C.
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