IL PONTIFICATORE
Prototipo ubiquitario. I più “fortunati”
lo hanno in famiglia, un nonno magari o più spesso un vecchio zio. Ma chi fosse
stato baciato meno appassionatamente dalla sorte non si deve abbattere. Ci
saranno mille opportunità per godere delle sue perle di saggezza. Il soggetto
in questione infatti appartiene
ad una specie molto florida, costituita da milioni di esemplari, che non solo
non rischia l’estinzione ma al pari di tante inutilità della vita è in costante
continua espansione. E non si prende nemmeno la briga di starsene tranquillo
trai suoi simili, ma migra
costantemente. Cosicchè lo
si può incontrare praticamente ovunque. Al bar, alla posta, alla fermata del
tram, a cena, al cinema, persino sul posto di lavoro, sede che spesso predilige
alle altre. Se non altro lì c’è più gente che può giovare della sua
onniscienza. Perché questa è la caratteristica fondamentale che lo
contraddistingue. La conoscenza (più
spesso finta e sommaria) di ogni argomento possibile. Dalla preparazione
della marmellata perfetta alla progettazione degli shuttle della Nasa. Spazia (ignorantemente) felice e tronfio da una
trattazione all’altra, con il cipiglio di un abile oratore, convinto non solo
che ciò che asserisca sia la verità più pura e incontrovertibile, ma anche e
soprattutto che a noi ce ne freghi qualcosa. Il fatto che non abbiamo mai
chiesto la sua opinione non basta a fargli balenare in testa l’idea che non
solo non ci interessa, ma confidiamo in lui come in un licantropo nelle notti
di luna piena, gli riconosciamo
la stessa attendibilità del biscottino della fortuna e valutiamo la sua
intelligenza rapida e fulminea come quella di un bradipo in fin di vita. Eppure
lui quello che pensa ce lo propina sempre. E, inutile dirlo, è immancabilmente
diverso da quello che pensiamo noi, poveri mentecatti! Ma se si limitasse a contraddirci solo
su questioni che conosciamo poco lo potremmo quantomeno sopportare. Si se
noi fossimo a metà tra Gandhi e Madre Teresa di Calcutta e se lui non
avesse quella voce così sgradevole e quell’atteggiamento da prete sul pulpito!
Purtroppo la sua sfacciataggine lo porta ad intervenire più spesso (e più volentieri) su faccende private
che nemmeno conosce. E che evidentemente (per
lui) non c’è bisogno conosca. Basta rispondere “bene” a domande del tipo
“come va il lavoro” che subito si prodiga a darci consigli su come, secondo lui
potrebbe andar meglio e a farci notare quali sono gli errori che commettiamo in
quest’ambito. Che faccia altro da noi, che lo abbia fatto 40 anni fa e ora sia
in pensione e che nel frattempo siano cambiati equilibri, leggi, prospettive di
carriera, mercati e quantaltro poco importa. Lui ha ragione. Noi no. E
sbagliamo. Non ce verso, in ogni campo abbiamo delle pecche. Cerchiamo casa
disperatamente da 3 anni? Idioti. Arriva lui e ci spiega come si fa.
“Mercanteggia sul prezzo, vuole 450? Dagliene 380 sull’unghia vedrai come accetta
senza battere ciglio”. E menomale che me lo hai detto te! Ti pare che se li
avevo da darglieli cash e subito perdevo tutto sto tempo a vedere tuguri. Se
siamo fidanzati poi idem. Basta che lui lo sappia e ci impartisce lezioni
sull’importanza del matrimonio, su come convincere il nostro Lui a questo grande
passo (o persuadere Lei del contrario, a
seconda del caso) e addirittura a come farlo durare 40 anni. Proprio come
ha fatto lui. Peccato che visto il suo irrefrenabile bisogno di parlare mi
sa che a casa chi tiene le fila è la moglie, che rassegnata nemmeno lo ascolta
più; lo lascia andare di sottofondo, come un disco rotto e intanto si fa i
cavoli suoi. E peccato anche che ancora non ci sfiori nemmeno il pensiero di
sposarci! Ma provate a dirglielo! E’una
bugia, tutti sognano il matrimonio! Non pago (mai lo è!) addirittura arriva a riprenderci il cane. “Seduto” gli intima in continuazione. Come se noi padroni degenerati non lo
sapessimo fare se ce ne fosse davvero bisogno. Ma si da il caso che stia
comodamente giocando nel nostro di giardino e non stia dando fastidio ad anima
viva! E che anche se domestico sempre di animale trattasi, perché mai dovrebbe
starsene seduto?! Quando vede però che non c’è più modo di farsi i cavoli
nostri più intimi e segreti senza mettere a repentaglio la sua incolumità, comincia
ad occuparsi di questioni meno private, più pratiche diciamo. Ma il leit motiv rimane uguale.
Andiamo insieme da qualche parte? La strada che stiamo facendo è ovviamente la
più lunga, o quella con più semafori o con più traffico. Abbiamo fatto male a
prenderla. Potevamo chiedere a lui, no? Fa la stessa da 30 anni e manco a dirlo
è più breve (in 30 anni cambiano anche le
strade, meno rapidamente del mondo del lavoro, soprattutto a Roma, ma
cambiano). Abbiamo fatto la spesa e abbiamo preso quel determinato
prosciutto? Apriti cielo. Costa il doppio di quell’altro, si guasta prima ed è
meno saporito. Inutile
replicare che ci piace così, poco salato. Impossibile, quello buono,
stagionato, deve aver un sapore forte altrimenti che lo mangiamo a fare!
Purtroppo gli esempi di dove, come e perché sbagliamo e lui ha ragione (e non si fa remore per ribadircelo più e
più volte) non si contano. Come se noi fino a quel momento avessimo
attraversato indenne i nostri decenni per pura fortuna, schivando ignari le
conseguenze che i nostri innumerevoli errori ci avrebbero dovuto far piovere
addosso. Miracolati quasi. Roba da andare in ginocchio sui ceci al santuario
più lontano, in cima al monte più ripido! Il fatto che in fondo della nostra
vita magari ci capiamo anche qualcosa o quantomeno abbiamo imparato a gestirla e che
abbiamo raggiunto persino discreti successi è irrilevante. E non serve nemmeno farglielo
notare, non ci ascolterebbe. L’unico che ascolta, compiacendosi ad ogni
emissione di sillaba, è se stesso. E’ per questo che è pericoloso. Perché in
preda ad una sorta di autoerotismo verbale può continuare per ore senza
stancarsi (lui, noi dopo i primi minuti
siamo così storditi che nemmeno ad un’indianata, a digiuno, sotto il sole di
ferragosto, complice un qualsivoglia anticiclone!). Non smette nemmeno se
gli diamo ragione, se stiamo zitti o tentiamo la carta della frase fatta, un “eh già” “purtroppo è così” “
d'altronde” … provando subito dopo a darcela a gambe. L’unico modo
scientificamente provato (da me) è fingere un malore, che sia cefalea,
svenimento o una crisi comiziale, non importa. Basta però essere pronti a
dileguarsi in fretta, con ogni metodo, anche chiamando il 118 o assoldando un
passante che si finga medico. L ’importante è farlo prima che intervenga lui, perché
manco a dirlo ne sa anche di medicina …
(una versione tutta personale ovviamente
non quella universalmente riconosciuta!). Male che va così invece che con
il solito disappunto ce la caveremo solo con un po’ di compassione da parte
sua. Che in realtà in fondo, messinscena a parte, ci meritiamo davvero. Non per
il nostro stato di salute ovvio … ma per averlo incontrato!!!
E.L.C.
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