LA SINDROME DELL’AMMINISTRATORE DELEGATO




Nella seguente comunicazione non c’è nulla di scientifico, ergo non è serio ma faceto. Chiedo scusa in anticipo ai colleghi psichiatri e li invito inoltre a curare i soggetti affetti da tale sindrome, anche gratuitamente e sotto mentite spoglie per salvare l’intero genere umano!

Dicesi sindrome dell’amministratore delegato entità morbosa di pertinenza verosimilmente psichiatrica, con esordio caratterizzato da stati di ansia ingravescente, solitamente di tipo ossessivo compulsivo, frequenti dichiarazioni di stanchezza cronica e mancanza di tempo, progressiva disaffezione verso il mondo extralavorativo e rapida evoluzione verso patologie più gravi quali stato maniacale, delirio di onnipotenza e paranoia. Le caratteristiche principali che stigmatizzano la malattia sono:
  • §  il suo strano manifestarsi in tutte le categorie lavorative tranne in quella che ne identifica il nome (vale a dire l’amministratore delegato, quello vero, non ce lo ha il tempo per ste cazzate e quello che riesce a ritagliarsi solitamente lo passa in panciolle in posti dal nome esotico, di fronte a paesaggi da National Geographic, nel lusso più sfrenato.)
  • §  l’ infondatezza, l’ inutilità, l’assenza di motivazioni reali che giustifichino l’ansia da prestazione alla base della stessa (vale a dire che il soggetto affetto non solo non occupa una posizione lavorativa di rilievo, che garantisca ragionevoli speranze di carriera e stipendio elevato, ma che ci sia o non ci sia più spesso nell’economia dell’universo tutto è totalmente ininfluente)
  • §  l’ irremovibile convinzione dell’ammalato che le sorti dell’ intero genere umano dipendano dal suo agire e il relativo comportarsi di conseguenza (vale a dire trascorre il suo tempo ad affannarsi in maniera non solo del tutto ingiustificata ma spesso dannosa per lui e per il prossimo)

La distribuzione geografica di tale affezione nella nostra Penisola è oltremodo particolare. Risulta infatti endemica nella zona di Roma e dintorni, relativamente diffusa al Nord (dove in generale sono produttivi, ma negli ultimi tempi qualcuno pare sfruttare il vecchio detto fatti la nomina e fregatenne), sporadica se non assente al Sud (non si capisce se per la pigrizia e la mancanza di voglia attribuita da secoli a tali popolazioni o per il loro aver capito che la vita va anche giustamente goduta). Colpisce indiscriminatamente entrambi i sessi, con picchi notevolmente più alti nella popolazione maschile. (Le donne, si sa, mistificano la realtà prevalentemente in campo amoroso, davanti allo specchio o sulla bilancia). L’età maggiormente a rischio è quella lavorativa, in particolar modo la fascia 35-50, anche se complice il recente innalzamento dell’età pensionabile ci si aspetta uno spostamento verso l’alto di tale range fino a inglobare anche gli around 55. Le categorie lavorative interessate sono quelle medie, prevalentemente di tipo impiegatizio e similari, anche se nuovi casi si sono registrati nel settore sanitario (certe cene incentrate sulle ultime rewiew di sto cavolo che nemmeno ad un congresso di biologia molecolare!) e del benessere (ho conosciuto una parrucchiera così immedesimata nella parte che dopo avermi chiamato perché aveva bisogno della mia consulenza, mi ha detto dal profondo delle sue labbra siliconate “si vada a fare un giro, adesso non posso più, devo fare un anticrespo, una tinta, controllare un taglio … ne avrò almeno per 1 ora e mezza! Altrimenti facciamo domani!” E certo! Hai scelto giorno e orario, mi hai fatto venire qui fino alla fine del mondo, ora hai da fare e vuoi che domani sprechi un’altra mattinata? Per la tua “bella” faccia? Perché per quello che mi paghi … ). Nemmeno poi fossi impegnata a combattere gli alieni … con tutto il rispetto per quanto tu possa essere brava … sono solo capelli!). Tutte le mansioni in oggetto sono caratterizzate da retribuzione media, mai raggiungono gli estremi salariali. Forse perché chi guadagna poco ha altro a cui pensare. Chi guadagna molto, se se l’è sudato continua a farlo con cognizione di causa o rallenta un attimo per goderne i frutti, se invece non si capacita nemmeno lui come sia possibile simula i sintomi di tale patologia, pur non essendone affetto. Così da farci credere (spera lui) che la sua posizione non sia dovuta a clientelismo o corruzione, ma a meritocrazia pura. Questa presa per i fondelli a volte può degenerare portando ad una alterata percezione della realtà simile a quella della sindrome in oggetto. Perché fingi oggi e fingi domani, si convince di essere davvero all’altezza della carica che occupa, e qui son dolori, per gli altri (noi come al solito). Ma è un argomento che affronteremo nel capitolo ad esso dedicato. Le cause della patologia in esame sono a tutt’ oggi incerte. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella antropologica. L’italiano medio, con le differenze dovute ovviamente, avrebbe vissuto un blocco evolutivo, rimanendo ancorato a vecchi miti: produttività, benessere, boom economico e la Milano da bere anni 80. Quando alcune realtà erano possibili. Quando ci si dava da fare sicuri che si sarebbero raccolti i frutti. Quando si poteva persino non essere laureati (i master poi chi li conosceva!) e fare carriera “solamente” lavorando sodo. Non solo riuscendo a guadagnare come i nostri genitori, ma anche a mantenerli. La visione psicologica invece propende verso una mistificazione della realtà basata su profonda e spesso ingiustificata insoddisfazione personale. In poche parole in un mondo dove il valore della persona umana è solo quello monetizzabile (più fai girare soldi più sei meritevole alla faccia della tua utilità nel mondo es. stipendio di calciatore contro quello di poliziotto), non potendo contare economicamente come un Montezemolo o un Briatore si cerca di essere quantomeno impegnati come loro (o come immaginiamo che siano). Quasi che avvicinandoci al nostro modello di vincente, anche solo per l’unico aspetto che con esso possiamo condividere (i soldi, le idee, le conoscenze e le competenze no … quelle no … o ce le hai o nulla), ci sentissimo parimenti importanti ai nostri occhi e a quelli di chi ci circonda. Il paziente affetto da tale sindrome presenta i seguenti segni e sintomi:
  • §  multi connettività perenne e ubiquitaria. Parla concitato all’ iphone (preso a rate), controlla le mail sull’ ipad (finanziamento anche per questo), ne invia altre dal blackberry (comprato quando tutto il mondo della finanza usava solo quello, ora pentito lo paga ancora) e segna gli appuntamenti sull’agenda (elettronica o cartacea a seconda di quante rate degli altri giocattolini gli rimangono da pagare). Il tutto contemporaneamente. Se ormai a patologia conclamata nel frattempo riesce anche ad apportare modifiche all’ultimo file excell sul suo mac portatile e twittare. (Che mi chiedo quante mani abbia quantomeno e soprattutto come faccia se gli scappa la pipì; io già se sono in un bagno pubblico non so dove poggiare una borsa … boh forse per non perdere tempo avrà messo su un catetere). E lo fa dovunque, non per forza sul posto di lavoro, dove potrebbe essere, anche se forzatamente, giustificato (la schiavitù nel nostro paese non era stata abolita?). Lo fa mentre guida, sta sul treno, dal medico, aspetta l’autobus, l’aereo, il turno alla posta, che arrivi la pizza. L’esemplare più grave mai avvistato finora era intento in tutte le operazioni sopra elencate in piedi sul pulmino che porta dal gate alla pista dell’aeroporto di Fiumicino, non quando era fermo, ma mentre un poveretto incapace tentava di manovrarlo e qualcun altro vomitava di tutta risposta.
  •  r non responsività totale ad ogni stimolo esterno che non sia di natura elettronica o tramite un congegno tecnologico veicolata. Questa caratteristica tende a farlo assomigliare più ad un umanoide che ad un essere umano. Tali livelli di aberrazione mentale si erano riscontrati finora solo nella sindrome da allenatore (che affligge ogni uomo, più spesso intorno alle ore 15 e alle ore 21 durante il week  end e i giorni di coppa), sfruttata da molte donne nel corso dei decenni per confessare i segreti più torbidi o farsi firmare cessioni, assegni in bianco e quantaltro.
  • §  fretta incoercibile e senza fine. Nella parola scritta (fino a comprometterne l’intellegibilità) e parlata (suoni acuti e gutturali alternati a casaccio), nel mangiare (laddove non riesce a saltare i pasti si nutre ingurgitando ciò che gli è a tiro, mentre corre veloce da un posto all’altro dove nessuno è in pensiero per il suo arrivo), nel dormire (è uno di quei matti per cui ora le palestre aprono alle 7 di mattina e hanno un televisore sintonizzato su tutti i notiziari internazionali per ogni tapis roulant) e pare da indiscrezioni anche nei rapporti amorosi. Sulle strade corre come una mina vagante, sgasando, accelerando, frenando, passando da una corsia all’altra qualsiasi mezzo utilizzi. Anche il sabato e la domenica, in orario non di punta, con le vie completamente sgombre comincia a strombazzare il suo clacson, attaccato al culo della nostra auto appena scatta il verde. Ancor prima che il nostro occhio abbia percepito il cambio di colore e lo abbia comunicato al cervello. Come se dovesse andare a trovare la prima cabina telefonica libera per trasformarsi in superman, salvo poi parcheggiare di fronte al supermercato ed entrare a fare la spesa. (che se lui non è superman noi rischiamo di diventare l’incredibile Hulk)
  • §  disaffezione verso tutto ciò che riguardi altro dai suoi importantissimi impegni. Fino al punto di non aver il tempo, pare, per far la spesa, pagare le bollette e sbrigare le normali commissioni quotidiane che affida irrimediabilmente ad altri (ma non avevi un amico che lavora alle poste, non è che mi può pagare questa? mi serve un certificato, tuo zio non stava in circoscrizione? Senti devo prendere l’aulin ma prima che riesco ad andare dalla dottoressa con quello che ho da fare … che mi fai una ricetta?). Se e quando invece le svolge da se, lo fa sbuffando e bofonchiando che ha fretta, superando ogni fila perché “lui non si gira i pollici come tutti gli altri”, sbraitando ai mille aggeggi elettronici ai quali è cablato che gli tocca perder tempo perché solo in Italia c’è un mare di burocrazia e gente incapace, insultando chi lo sta pazientemente assistendo nel suo delirio e lamentandosi con il creato per tutti i minuti preziosi che ha sprecato per fare una cosa sola quando poteva farne mille (che fidati amico non hai mai impiegato bene il tuo tempo come oggi perché meglio una, ma utile, che mille, ma cazzate immani!).

Purtroppo al momento non esiste nessuna terapia scientificamente validata. Alcuni guariscono dopo aver abbracciato nuove religioni o filosofie di vita, altri dopo essersi fatti rincoglionire dalla prima strafiga di turno, altri dopo anni e anni in comunità di recupero. Altri ancora purtroppo non guariscono mai. Solo in alcuni rari casi la sindrome pare essersi risolta spontaneamente … con il passaggio all’età pensionabile però. Vale a dire ragazzi miei non buttiamo via attimi preziosi (che nessuno ci restituirà mai) perchè non è la meta che raggiungiamo nella vita che conta, ma il percorso che facciamo. E poi visto che nessuno di noi ne uscirà vivo … tanto vale godersela il più possibile!


E.L.C.


< stressati > < ansiosi > <sindromi strane> <sindromi bizzarre> <sempre connessi>

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