Vent'anni...


Ceno, rassetto la cucina e mi butto sul divano in cerca di qualcosa in tv che mi faccia dimenticare la routine di una giornata identica alle altre. Incappo nel solito film sentimental-banale in cui la protagonista-prototipo (bella ma non troppo, carriera che fatica a decollare, vita sentimentale pietosa, figlio adolescente a carico) incontra il solito tombeur de femmes di fama interplanetaria che si “redime” per amor suo e si accolla pure il ragazzino. Delusa comincio a fare zapping in cerca di altro che risollevi la serata, orfana di un buon libro da leggere (errore imperdonabile!). Ed eccolo lì … il Grande Fratello (edizione 12 mila immagino). Mi blocco ad ammirare il vestito della Marcuzzi chiedendomi retoricamente se mai mi starebbe così d’incanto (mai smetter di sognare!) quando comincia a presentare l’ennesimo concorrente (sono così tanti da superare ogni regolamento inerente al limite massimo di persone al metro quadro, ma almeno più coglioni sono la dentro meno ce ne sono fuori, è questa credo l’utilità del reality!). D’un tratto scoppia un’orda barbarica di gridolini “bello”, “meraviglioso”, “sosia di Johnny Deep” e giuro di aver anche sentito una concorrente sussurrare “mo je la sbatto in faccia”. Allora mi soffermo, non tanto per il fascino dell’orrido tantomeno per ammirare il presunto fotomodello ma per riflettere. Lui 21 anni, carino come tanti da passare tranquillamente inosservato, che invece appariva l’ultimo degli adoni. Una bellezza sì, ma non reale, verosimile (inesistente ai miei occhi non più ventenni), sapientemente costruita con l’aiuto in ordine di: barbetta accuratamente incolta, capelli arruffati sotto un berrettino di lana (un po’largo che a me fa tanto barbone o grande puffo ma che piace tanto), occhialoni finti da vista con montatura larga e tondeggiante molto fashion (e pensare che io che invece gli occhiali li dovevo portare per forza e venivo anche chiamata quattrocchi, bastava nascessi 10 anni dopo per essere glamour o qualche altra parola inglese che non vuol dire nulla ma significa ormai tutto), anelli d’argento, atteggiamento da corsaro, commenti sfacciati, sorriso di porcellana (letteralmente!) e soprattutto una incredibile dimestichezza di fronte alla telecamera. E se ci fate caso a pensarci bene non è l’unico.
Ce n’è un esercito di 20 enni bionici. Una schiera di nuovi supereroi dai muscoli tonici, visi tirati ed espressioni convinte, tette e labbra sul punto di esplodere, sorrisi accecanti, capelli lucenti, sguardi ammiccanti, gesti provocanti, vestiti succinti e griffati corredati di accessori improbabili a condire il tutto con meticolosa perizia. Al posto di scudi, mantelli, ragnatele loro si armano dell’ultimo ritrovato tecnologico, che sia tablet, ipad, ipod o iphone, che sia utile o meno, poco interessa l’importante è sfoggiarlo.
A vederli tutti insieme ti sembra di essere in un grande magazzino di Ken e Barbie evoluti (beh loro se li spogliavi non avevano genitali, questi te li mostrano senza che li spogli!) ma tutti dannatamente uguali.
E allora ho pensato a come sarebbe stato per me avere 20 anni adesso…una fatica devastante!
Giorni interminabili di diete e palestre, overdose di creme e massaggi, tripudio di anestesie totali per liposuzioni, naso, zigomi e tette finte (sarà per questo che sembrano tutti un po’assenti?), inferno di aghi pronti a spianarmi ogni singolo accenno di ruga, rimpolparmi le labbra, paralizzarmi i muscoli e cancellarmi la mimica (sarà per questo che sembrano tutti uguali?), tatuarmi sopracciglia e perché no anche un cuoricino, stellina o similari su una chiappa (adeguatamente rimodellata anche essa ovviamente), guerriglia di laser per sbiancare faccia e denti (salvo la prima ricolorarla da aprile in poi), centimetri e centimetri di extension, di ciglia e unghie artificiali, ricerca continua e senza sosta dell’ultimo trend perduto nemmeno fossi indiana jones, ore e ore di preparativi per uscire di casa pronta per essere fotografata, filmata, taggata, twettata sempre, giorno e notte, come un grande fratello perenne (che sia a far la spesa o all’ultima serata vip non importa basta essere impeccabili). Poi ancora … ore estenuanti di chiacchiere, brunch, aperitivi, cene e discoteche alla moda in attesa che qualcuno mi noti, mi filmi, mi fotografi, mi proponga un’ospitata, una comparsata, mi inviti a Cortina o Porto Rotondo, tra la gente che conta perché si sa lì bisogna esserci e poi da cosa nasce cosa…
Beh no non ce l’avrei fatta, più stancante che lavorare … non sono un supereroe e forse poveracci non lo sarebbero nemmeno loro se non venissero bombardati dai media, se non fossero ventenni adesso. (ad essere onesti c’è anche qualche mio coetaneo col cervello in pappa che si mischia tra questi supereroi pensando di non essere riconosciuto, ma fa talmente pena invece che preferisco non infierire!).
E’ stata un gran fortuna ora che ci penso nascere 10 anni prima.
Certo c’erano sempre in ogni compagnia i più curati (fisicati, depilati, belli e maledetti che invece erano solo belli di mamma, finte barbie con capigliature afro accuratamente e incessantemente piastrate, seni frutto di push up ingannatori, e gambe snelle su un tacco 12 che celavano cosciotti da calciatore una volta a livello del suolo) e i più impostati (romani madre lingua che improvvisavano un italiano difficoltosamente fluente, con voci tanto acerbe in privato quanto profonde e suadenti in pubblico, pose impeccabili che negli anni hanno causato contratture muscolari irreversibili, sorrisi sapientemente studiati allo specchio, occhi contrititi e contratti per apparire profondi ma che hanno solo aperto la strada alle zampe di gallina, petti che sembravano esplodere appena ammirati per poi tornare nell’oblio una volta lontani dallo sguardo altrui), ma non erano cosi’ convinti come quelli di adesso. Sapevano e sapevamo tutti che non era la vita reale, ma piuttosto una sorta di finzione palese o volutamente palesata e autoironica, un modo scanzonato per ovviare alle insicurezze tipiche di quell’età. Il più delle volte poi le maschere cadevano quasi subito e tutti insieme curati, impostati, sfigati e normali ci si poteva anche ridere su perché nessuno in fondo ci credeva veramente, era solo un gioco delle parti nel teatro dei nostri 20 anni.

E.L.C.

< ventenni > < venti anni >

Commenti

Post popolari in questo blog

FIGA DI LEGNO

MO VEDIAMO

Donna ... 35 anni ... single